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La nuova app per controllare i russi https://www.ilpost.it/2025/09/14/max-applicazione-russia-censura/
14/09/2025 17:34:58
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  • Il Post - ilpost.it Domenica 14 settembre 2025

Si chiama MAX, è un'alternativa a WhatsApp e Telegram voluta dal governo, e tutela pochissimo la privacy dei suoi utenti

Dall’inizio di settembre per ordine del governo russo tutti i cellulari, i tablet e le smart tv venduti in Russia hanno una nuova applicazione già installata che serve a chiamare e chattare gratuitamente: si chiama MAX ed è stata sviluppata su ordine del presidente Vladimir Putin. MAX è pensata per essere un’alternativa ad applicazioni simili e che in Russia sono più popolari, come WhatsApp e Telegram. Rispetto a queste però ha regole sulla protezione dei dati personali molto meno rigide: secondo diversi esperti e dissidenti è molto probabile che il governo voglia usarla per controllare le conversazioni private dei cittadini.

MAX dice chiaramente nelle condizioni di utilizzo che si riserva il diritto di trasferire i dati degli utenti «a qualsiasi autorità statale o ente di autogoverno locale» che ne faccia richiesta. È una differenza importante rispetto a WhatsApp e Telegram, che in passato hanno rifiutato di condividere con le autorità russe dati sugli utenti o sulle loro conversazioni.

WhatsApp e Telegram, finora, sono state di gran lunga le applicazioni di messaggistica più utilizzate in Russia (WhatsApp viene usata da più di 100 milioni di russi, su una popolazione di 143, Telegram da circa 90 milioni). Proprio per il loro rifiuto di collaborare con il governo, però, hanno subito ritorsioni: da metà agosto Roskomnadzor (cioè l’agenzia governativa responsabile delle telecomunicazioni) ha reso impossibile utilizzarle per effettuare chiamate. Roskomnadzor ha giustificato la decisione sostenendo che vengono usate per compiere azioni criminali come truffe, atti di sabotaggio e attività terroristiche.

MAX è stata progettata seguendo un decreto di Putin dello scorso giugno. È stata sviluppata da VK, importante azienda digitale russa che gestisce il popolarissimo social network russo Vkontakte. VK è di proprietà di un uomo d’affari che ha legami stretti con Putin, Yuri Kovalchuk, ed è considerata molto vicina al governo russo.

Al momento MAX è disponibile solo per chi possiede un numero di cellulare russo o bielorusso: le regole per ottenerli sono generalmente molto restrittive, ed è impossibile farlo senza un documento personale. Il fatto che il governo stia insistendo così tanto su una propria applicazione di messaggistica, ostacolando WhatsApp e Telegram, fa anche sì che per chi si trova in Russia sia diventato più difficile comunicare con i moltissimi russi che si oppongono a Putin e che hanno lasciato il paese.

Il governo sta cercando di incoraggiare l’utilizzo dell’applicazione imponendone l’uso in diversi ambiti, per esempio le scuole devono usarla per comunicare con i genitori. L’app viene promossa facendo leva sul nazionalismo russo ed è presentata come un’alternativa “patriottica” alle applicazioni straniere. Questa promozione viene fatta con spot e interventi pubblicitari a volte anche un po’ goffi: un musicista filoputiniano, Egor Krid, ha inserito un piccolo messaggio a sostegno di MAX all’inizio di un video musicale, in cui fa apprezzamenti sull’applicazione, dicendo che funziona «anche in mezzo al mare».

Gli sforzi del governo stanno portando a qualche risultato: secondo dati dell’azienda anche se MAX per ora è meno usata di Telegram e WhatsApp, al momento circa 30 milioni di russi la utilizzano, e stanno aumentando.

In futuro il governo vorrebbe rendere l’applicazione ancora più attraente, per esempio permettendo di usarla per accedere a servizi pubblici e fare pagamenti (anche se questo non è ancora possibile). Molti esperti hanno notato come i piani per MAX assomiglino, in sostanza, all’applicazione WeChat, che in Cina viene usata un po’ per tutto e che è uno strumento di censura e repressione da parte del governo cinese.

Da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 le autorità russe hanno aumentato la repressione nei confronti dei dissidenti. Hanno anche preso diverse decisioni per aumentare il proprio controllo su internet e, in generale, per realizzare quella che il governo chiama la «sovranità digitale», riducendo la dipendenza dalle aziende tecnologiche occidentali e cercando di rimpiazzarle con proprie versioni.

Per esempio hanno bandito Instagram e Facebook, sostenendo che diffondessero informazioni estremiste. Hanno anche realizzato una propria versione di Wikipedia, Ruviki, che interpreta fatti e informazioni rispettando le indicazioni del governo.

A luglio il parlamento russo ha anche approvato una legge che punisce con una multa le persone che cercano «contenuti estremisti» online, cioè qualunque contenuto non approvato dal governo. La lista dei contenuti considerati illegali, che è stata approvata dal ministero della Giustizia, è lunga più di 500 pagine: contiene, tra le altre cose, riferimenti alle attività del dissidente Alexei Navalny, canzoni ucraine, informazioni sulla comunità LGBT+ e sulle piattaforme gestite da Meta.

Moltissimi siti sono stati oscurati e sono disponibili soltanto utilizzando una VPN (Virtual Private Network, ovvero “rete virtuale privata”), un software che serve a creare un canale sicuro per la trasmissione di dati su Internet. Alcuni servizi, come successo con WhatsApp e Telegram, sono stati resi di proposito più lenti e difficili da usare, in modo da spingere più persone a usare siti e servizi messi a disposizione dal governo, che sono però soggetti alla censura e molto meno sicuri, secondo un rapporto di Human Rights Watch. Oltre a tutto questo, le autorità russe hanno anche semplicemente iniziato a bloccare l’accesso a internet sempre più di frequente negli ultimi mesi, impedendo ai residenti di alcune zone di utilizzarlo anche per periodi di diversi giorni.

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